2 Aprile 2025

Cristiano Luzzago parla della evoluzione del mercato collezionistico e delle bolle speculative dagli anni 70 a oggi

 

Collezionista e professionista del settore dagli anni Settanta, con all’attivo la vendita di migliaia di vetture in tutto il mondo, ho maturato una visione profonda delle dinamiche del mercato del collezionismo automobilistico.

Senza disporre di tutti i dati statistici ai quali attingono le grandi aziende specializzate nell’indicizzazione dei mercati, posso offrire una prospettiva basata sulla mia esperienza diretta.

Questo settore presenta molteplici sfaccettature e variabili che lo rendono difficile da schematizzare.

Tuttavia, esistono fattori principali che influenzano significativamente la mobilità dei mercati:

Fattori Territoriali

Il tentativo di globalizzare il mercato del collezionismo automobilistico spesso si scontra con variabili locali di natura politica, economica e valutaria, che influenzano notevolmente i singoli Paesi.

Gli “indici” redatti da aziende specializzate offrono un importante riferimento, ma non colgono appieno le specificità dei diversi mercati nazionali.

Le fluttuazioni valutarie ed economiche determinano i flussi migratori delle auto da collezione tra Stati e continenti.

Un esempio eclatante è rappresentato dalla Gran Bretagna: per decenni epicentro del collezionismo, dopo la Brexit ha vissuto un progressivo isolamento che ha ridotto sensibilmente la circolazione internazionale delle vetture.

Periodo di Produzione

La ricerca dell’auto da collezione varia sensibilmente a seconda del periodo storico di produzione e delle preferenze personali dei collezionisti. Alcuni, come il sottoscritto, spaziano tra vetture “Oldtimer” e “Youngtimer”, scegliendo modelli in base alla destinazione d’uso: dalla partecipazione alla 1000 Miglia a un raduno di club.

Altri, invece, focalizzano la loro attenzione su specifiche epoche, spinte da ricordi personali, passione o semplicemente dal desiderio di possedere un’auto con cui si identificano maggiormente.

Marchio

Il valore collezionistico di un’auto è fortemente influenzato dal marchio. Alcuni collezionisti si legano indissolubilmente a un’unica casa automobilistica, come nel caso degli appassionati di Porsche, che hanno beneficiato di una continuità stilistica e ingegneristica tra modelli storici e contemporanei.

Il fascino del “Made in Italy” ha sempre giocato un ruolo determinante: Ferrari e Lamborghini sono spesso indicatori di fluttuazioni di mercato.

Al contrario, le case automobilistiche inglesi, raramente oggetto di speculazione, rappresentano investimenti più sicuri, con valori che tendono a crescere lentamente ma con costanza.

Modelli Iconici

Alcuni modelli hanno segnato la storia dell’automobilismo e sono stati protagonisti di bolle speculative.

Un caso emblematico è la Ferrari F40: venduta nuova per circa 400 milioni di lire, ha raggiunto quotazioni miliardarie nei primi anni ’90, per poi calare drasticamente a meno di 300.000 euro nei primi anni 2000, prima di una nuova impennata fino alle attuali valutazioni milionarie.

Altri esempi emblematici includono la Lancia Aurelia B24 e la Lancia Delta Integrale, vetture il cui valore ha seguito dinamiche simili nel tempo.

Tipologia di Collezionismo

Le esperienze personali dei collezionisti influenzano significativamente il mercato.

Alcuni si concentrano esclusivamente su vetture da rally, altri su monoposto di Formula 1, altri ancora su mezzi militari o su auto rappresentative di determinate culture automobilistiche (italiane, tedesche, inglesi, americane, ecc.).

Queste inclinazioni hanno portato a variazioni di mercato nel corso dei decenni, determinando periodi di grande interesse per determinate categorie di vetture.

 

Eventi del Motorismo Storico

Gli eventi dedicati all’automobilismo storico hanno contribuito all’incremento di valore di molte auto.

La 1000 Miglia, definita “La gara più bella del mondo”, ha fatto lievitare i prezzi delle vetture ammesse alla competizione, alimentando la domanda da parte dei collezionisti desiderosi di parteciparvi.

 

Passione e Interesse

Il mercato è fortemente influenzato dalle motivazioni dei compratori.

Il collezionista appassionato è costante nei suoi acquisti, mosso dal desiderio di migliorare la propria collezione senza farsi influenzare dalle bolle speculative.

Al contrario, l’investitore si affaccia al mercato solo in fasi di rialzo, rischiando di incorrere in forti perdite quando le bolle si sgonfiano.

 

Fasce di Prezzo

Le diverse fasce di prezzo si alternano nel loro dinamismo. Periodicamente, le vetture di fascia alta registrano una crescita negli scambi mentre quelle di fascia media stagnano, e viceversa.

Questa ciclicità segue logiche spesso imprevedibili e legate al contesto economico.

 

Il Ruolo delle Aste

Le aste rappresentano uno dei principali strumenti di riferimento per il mercato collezionistico.

Tuttavia, i prezzi registrati in un determinato evento non sono sempre indicativi di un valore stabile, poiché dipendono da fattori contingenti e dalle dinamiche locali.

Bolle Speculative e Rivalutazione

Le bolle speculative sono una costante nella storia del collezionismo automobilistico.

Sebbene possano generare correzioni di mercato, il valore consolidato post-bolla è quasi sempre superiore al valore iniziale.

Per chi colleziona per passione, il lungo periodo ha sempre portato a rivalutazioni significative.

 

Evoluzione del Mercato nel Tempo

Nel corso della mia esperienza lavorativa, ho attraversato diverse fasi di forti speculazioni nel mercato delle auto da collezione, ciascuna con caratteristiche e dinamiche differenti.

Gli anni ’70 e ’80: la prima grande rivalutazione

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 si verificò un primo significativo aumento del valore delle auto d’epoca.

Dopo la drastica svalutazione causata dalla crisi petrolifera, molte vetture di prestigio potevano essere acquistate a prezzi irrisori, con il rischio che, diversamente, finissero rottamate.

Ferrari che oggi valgono milioni di euro erano alla portata di chiunque avesse intuito e visione per investire in quel settore nascente.

In quegli anni si assistette anche alla prima importazione di veicoli da collezione dall’Inghilterra, un paese in cui si potevano reperire modelli rari o quasi sconosciuti in Italia, come la gamma delle Jaguar XK.

Tuttavia, non considero questo fenomeno una vera e propria bolla speculativa: piuttosto, rappresentò una presa di coscienza da parte dei collezionisti sul reale valore di queste vetture, non solo in termini economici ma anche storici e culturali.

L’idea di possedere auto prestigiose, prima inaccessibili, divenne una passione diffusa e crescente.

La metà degli anni ’80: l’effetto del dollaro forte

A metà degli anni ’80, l’improvviso e significativo apprezzamento del dollaro, che passò da circa 1.000 a 2.000 lire, innescò un massiccio esodo di vetture di qualità dall’Europa agli Stati Uniti.

Questo fenomeno portò a un’ulteriore impennata dei valori delle auto da collezione, trasformando il mercato in un vero e proprio flusso transatlantico.

Poco dopo, nella seconda metà del decennio, il dollaro tornò a indebolirsi, mentre il contesto economico favorevole, il clima di ottimismo diffuso e la crescita esponenziale dei viaggi internazionali contribuirono a un’inversione di tendenza.

Iniziò così la più grande migrazione di automobili da collezione dagli Stati Uniti all’Europa.

La scoperta che proprio negli USA si trovava la maggior parte della produzione esportata dalle case automobilistiche europee aprì gli occhi ai collezionisti e ai commercianti, che iniziarono a importare un volume senza precedenti di vetture rare e preziose.

Gli anni ’90: il crollo del mercato

All’inizio degli anni ’90, lo scenario cambiò drasticamente.

L’instabilità globale, segnata dalla Guerra del Golfo e dal crollo dello yen, innescò una crisi economica che ebbe ripercussioni immediate sul settore delle auto da collezione.

Il mercato subì un arresto improvviso e senza precedenti.

All’epoca, gli strumenti di comunicazione erano il telefono e il fax, rendendo il riscontro delle dinamiche di mercato immediato e tangibile. Ricordo con chiarezza come, nel giro di una settimana, il tono delle telefonate cambiò radicalmente: il ritornello “compro, compro, compro” si trasformò improvvisamente in “vendo, vendo, vendo”.

La mia azienda, grazie a una rete di contatti superiore rispetto alla concorrenza, riuscì a navigare la tempesta senza subire danni, evitando investimenti azzardati e mantenendo un approccio prudente.

Questa strategia ci permise di restare indenni mentre molti specialisti del settore furono travolti dalla crisi.

I primi anni 2000: la lenta ripresa e la rinascita del mercato

Dopo le difficoltà degli anni ’90, il mercato riprese lentamente quota.

I primi anni 2000 furono caratterizzati da un rinnovato interesse e da una ripresa graduale degli scambi.

Nel 2002 fondai una casa d’aste e, tra il 2002 e il 2009, organizzammo ben 18 aste nella nostra sede, mettendo in vendita oltre 1.600 lotti.

In quel periodo, le auto da collezione vissero un graduale e razionale rialzo dei valori, senza eccessi speculativi.

Tuttavia, la recessione che colpì l’economia mondiale alla fine del decennio bloccò nuovamente il mercato per circa quattro o cinque anni, creando un periodo di stagnazione dei prezzi.

 

Dal 2010 al 2019: l’ascesa e la bolla speculativa

Con il nuovo decennio, i prezzi ripresero a crescere progressivamente fino a raggiungere una vera e propria impennata speculativa.

L’interesse per le auto d’epoca fu spinto dalla ricerca di investimenti alternativi e dalla prospettiva di facili guadagni.

Molti collezionisti improvvisati iniziarono a operare come commercianti, mentre investitori senza esperienza nel settore rastrellarono il mercato alla ricerca di auto di pregio.

Parallelamente, emersero numerose nuove realtà, spesso prive della necessaria competenza, che contribuirono a creare confusione e instabilità.

Gli ultimi anni del decennio videro una progressiva stagnazione dei valori, un rallentamento delle vendite e un ridimensionamento dei prezzi.

 

Dal Covid a oggi: nuove dinamiche e incertezze

L’arrivo della pandemia nel 2020 rappresentò un momento di grande incertezza, ma con una sorpresa inaspettata: anziché crollare, il mercato registrò un’impennata delle vendite.

Probabilmente, il lockdown e l’incertezza globale spinsero i collezionisti a investire maggiormente nella propria passione, concludendo l’anno con risultati migliori rispetto ai due o tre anni precedenti.

La pandemia segnò anche un cambiamento generazionale tra i collezionisti.

Le nuove leve iniziarono a interessarsi a modelli più recenti, trasformando molte auto precedentemente considerate semplici usati in “youngtimer” da collezione.

Inoltre, le aste online si affermarono come un canale di vendita sempre più rilevante a livello globale.

Personalmente, non condivido questo approccio: l’acquisto di un’auto d’epoca dovrebbe essere un’esperienza sensoriale e non un semplice click a distanza.

Tuttavia, non si può ignorare che il mercato si sia evoluto e che oggi i criteri di valutazione siano profondamente mutati.

Le certezze di un tempo sono state sostituite dalla volatilità e dall’imprevedibilità degli interessi dei collezionisti, rendendo sempre più difficile orientarsi nella scelta delle auto da commerciare e nella stima dei loro valori.

Il Futuro del Collezionismo

L’attuale contesto geopolitico e le nuove abitudini di acquisto rendono il futuro incerto.

L’emergere di nuove generazioni di collezionisti, l’aumento del numero di auto da collezione disponibili e la crescente influenza del mercato online sono elementi che potrebbero trasformare profondamente il settore.

Tuttavia, un principio rimane immutato: la passione.

Chi si lascia guidare dal cuore, scegliendo l’auto che ama e desidera possedere, avrà sempre una soddisfazione superiore rispetto a chi cerca solo il profitto.

I soldi vanno e vengono, ma le emozioni legate alla passione automobilistica restano per sempre nel cuore di ogni vero collezionista.

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